Amerigo
Amerigo, nome di fantasia, è stata una cotta passeggera ma molto intensa.
Ci siamo soltanto baciati e abbracciati, anche se per mesi interi.
Occhi marroni marroni – accecanti! – volto allungato, dolce, di piccola statura, lineamenti gentili. Quando abbracciava stritolava ed io perdevo i sensi dalla contentezza.
Mi diceva ch’ero il suo sogno e non aveva più bisogno di dormire.
Gli sono stato dietro tutta un’estate, ogni santo pomeriggio, a volte anche la mattina, e non mi stancavo mai.
Avevo perso la testa: ho fatto a botte per lui; l’ho aiutato economicamente quando non mi era affatto facile; ho cercato di comportarmi come meglio potevo; quando lo sentivo piangere e singhiozzare mi spaccava il cuore.
Gli ho insegnato a nuotare e cercavo di migliorare la sua pronuncia inglese, ascoltandolo con pazienza mentre leggeva poesie d’amore.
Poi un giorno mi disse: amo il mio ex. Allora capii che i miracoli sono uno stato effimero dell’essere, caduco come il susseguirsi delle stagioni.
Chiese di rivedermi, qualche anno dopo, ma ero fidanzato con L. e dissi no: a volte penso sarebbe bello poter cambiare quella risposta.
Ora è all’estero, sospetto faccia la bella vita, forse è diventato un po’ meno romantico.
Tuttavia, mi ha regalato qualche momento, anche se fugace, di pura contentezza: è il dono più bello che qualcuno possa farmi, e non mi interessa altro.