Ascoltando Franco Staco
Oggi mi è tornato alla mente Franco Staco, cantante napoletano che ascoltavo da bambino quando l’ago della sintonia indugiava sulle emittenti locali che trasmettevano musica neomelodica.
Voglio citare alcune canzoni che, a modo loro, apprezzo.
‘O viento mi ricorda le storie d’amore vissute e quel senso che esse siano finite troppo presto. Questa canzone unisce a questo sentire un nichilismo esistenziale che talvolta può avvolgere tutti.
Vita di comunità mi fa ripiombare nella fanciullezza più ingenua quando mi veniva detto di essere guardingo nei confronti dei drogati. La città allora era costellata di siringhe rosseggianti per ogni dove. Il brano — ribaltando la prospettiva — mi apriva gli occhi, lasciandomi guardare alle cose con un’altra ottica.
Con la canzone Tanti auguri penso alle lettere scritte alle persone importanti in occasione di certe ricorrenze. Una lettera è un’entità che si colloca nello spaziotempo infinite volte: quando viene scritta, quando viene letta, ogni volta che ne richiamiamo il contenuto, ed in tutti i luoghi in cui queste operazioni si compiono. Quando componevo qualcosa, puntualmente, mi piaceva immaginare il destinatario nell’atto di assimilarla, e figurarmi che essa avesse apportato qualche emozione positiva. Soprattutto però il pezzo mi piace perché descrive un abbraccio viscerale e fortemente sentito che ho spesso sognato.
Fuori di testa, poi, ha un arrangiamento di tutto rispetto: racconta la sensazione a me non sconosciuta del desiderio carnale di ciò che sembra altrui riservato, sentimento che può sorgere nell’assistere a scene di coppia che prendon vita davanti ai tuoi occhi. E poi chi immaginava che un giorno sarei impazzito davvero?
Infine oggi, grazie al suggerimento di Google, mi sono imbattuto in una nuova canzone ballabile e allegra dal titolo Pereppepè. In effetti qualche momento di spensieratezza mi serviva, e queste parole aiutano a figurarsi scene parecchio gradevoli.
I brani nel momento in cui scrivo si trovano su YouTube e Spotify.