Con il cuore (spunti di riflessione)
In medicina si parla di effetti iatrogeni, cioè provocati dai farmaci stessi. Ne so qualcosa perché di farmaci per costrizione ne ho presi tanti. È un po’ come dire che la domestica, quando pulisce, a momenti alterni sporca la casa perché è inevitabile.
Ma pare che funzioni così. Lo dico per indicare il rapporto conflittuale che conservo con i medici, pur essendo io enormemente attratto dalla medicina come disciplina.
È solo che a volte essi portano sfiga. Come effetto iatrogeno. Un po’ come quel dottore che mi guardò fisso fisso negli occhi e sentenziò con sicumera:
— Non hai un cazzo, anzi un cazzo ce l’hai e funziona ottimamente.
Ora che lavora sotto standard, dopo anni di tenerezze forzate, sono portato a pensare sia stata una sorta di profezia nefasta ispirata da forze misteriose.
Ma cosa dire di quegli altri adepti di Ippocrate che m’hanno sempre ripetuto:
— Hai un supercuore, veramente, è una cosa eccezionale!
Dato che diverse carezze al petto le ho ricevute, mi auguro che questi altri medici siano stati forieri di più liete novelle.
L’ecografia del mio cuore nel 2013. Servirebbe ripetere l’esame.
Mio zio era solito raccogliere in una busta le sue canzoni preferite. Lo so bene perché talvolta lo aiutavo a trascriverne le parole.
Conservo a mo’ di reliquia quei numerosi foglietti, e tra di essi ritrovo questa canzone stupenda di Bocelli ch’è bello riascoltare. Si tratta di un’esortazione ad agire nell’interesse di tutti, e sembra che il mondo ne abbia davvero bisogno.
Del resto, se osservate i miei esami medici, potete dedurre che è vero che non ho un cuore normale, ma un muscolo molto molto grande, metaforicamente e fattualmente. Sono nato con esso.