Esiste l’amore?
Sono i giorni di Natale: la palestra è semivuota, tutti a brindare e festeggiare, magari soltanto per la consuetudine di farlo.
Come fosse una sorta di imperativo kantiano, insomma; proprio come quello che, a volte, aggrega vaste tavolate di sconosciuti che si definiscono parenti (ma non si ritrovano mai in altre occasioni).
Mario è di buon umore stavolta: ride e scherza, con me e con tutti, mentr’io ignoro ogni individuo, al di fuori di lui e di coloro che mi sono particolarmente simpatici, e mi concentro nell’esecuzione degli esercizi.
E così, di lontano, lo ascolto mentre racconta:
– Non sono innamorato di lei, però ci sto bene.
Davide, che è un ragazzone grande e grosso ma pieno di bonomìa, sembra quasi risentirsene per quest’uscita.
Così lo rintuzza:
– Ma come?
– Non esiste niente, l’amore non esiste, c’è solo…
E poi seguono qualche gesto osceno ed un sorriso un po’ forzato.
Solo una volta ho perso la testa – continua Mario – ma lei ha detto di no.
E con questa precisazione, dopotutto, si è già contraddetto.
Io frattanto sono ai cavi ad allenarmi. Mi chiedono di intervenire sulla questione scabrosa, ossia se l’amore esista o meno.
E mi viene soltanto da dire, e Mario concorda, esiste pecché t”o ccrire, ossìa esiste dal momento che ci credi.
Non è insomma un’entità tangibile e tantomeno immutabile, ma piuttosto si avvicina alla categorìa delle cose ch’io definisco stati mentali, come la felicità.
Che materialmente nemmeno c’è, però prende vita nel momento in cui uno, più o meno stupidamente, inizia a raccontarsi d’essere al settimo cielo.