Gay anziani di oggi
Questo post non lo scrivo io, ma do voce a loro, traendo le storie dall’unico spazio su Internet che ne parla, Progettogay.
Ne riporto dunque i racconti, fedelmente e senza correzioni, perché trovo siano una testimonianza bellissima.
Autentica? Voglio credere di sì, ma nessuno può saperlo.
A prescindere da questo, mi è piaciuto leggerne, quindi volevo condividere ciò che ho trovato.
Si spera anche che le cose per noi saranno un po’ diverse e la società migliore.
1.
Questo blog è una cosa buona e mi sono detto che una cosa la voglio scrivere pure io. Di anni ne ho 66 e l’hanno scorso ho vissuto la peggiore tragedia che può toccare a un gay anziano come me. Marco, il mio compagno di una vita, si è ammalato e se n’è andato in sei mesi. Non vi voglio parlare di questo perché che cosa vuol dire una cosa del genere si può capire solo se ci si passa e poi mi sembra una cosa che deve rimanere mia anche per rispetto a Marco che era molto riservato, forse sbaglio, ma mi dovete scusare. […] Fino a due anni fa stavamo bene tutti e due e l’estate ce ne andavamo fuori città a passeggiare per i boschi, lui era appassionato di piante e aveva lavorato in un’azienda che si occupava di rimboschimento e di manutenzione dei boschi, e mi raccontava un sacco di cose sulle piante e io lo facevo parlare, un po’ perché mi piaceva pure a me e un po’ perché quando parlava stava più sereno, perché dopo i 60 anni stava un poco depresso, medicine non ne pigliava però certe volte si chiudeva e mi diceva solo qualche parola, ma quando parlava di piante, di tipi di legno e di cose di questo genere si distraeva. Insomma i primi mesi io sono stato proprio malissimo, quando passavo sotto casa sua mi mettevo a piangere, mi stava pigliando un po’ malinconia pure a me, non cucinavo nemmeno, compravo un po’ di frutta, mi prendevo una tazza di latte e quello era tutto. La mattina mi alzavo tardi e poi la sera non riuscivo a dormire. Avevo provato un poco con la televisione e qualche cosa faceva, poi la televisione s’è guastata e non l’ho ricomprata, un poco sentivo la radio, poi mi mettevo sul letto e mi mettevo a pensare, a ricordare… perché in fondo la vita nostra è stata buona e prima o poi si deve morire, però noi siamo stati insieme. Però dopo, quando è finito tutto, lo senti pesantissimo che è finito tutto. Quelli che sono stati soli tutta la vita le cose che vivo io adesso non le provano, ma noi siamo stati insieme per 45 anni. Quando mi sdraiavo sul letto mi venivano i ricordi e la malinconia mi mangiava dentro. Ho detto: “Qua se vado avanti così finisco nella depressione nera.” E allora mi sono comprato il computer, non ne avevo mai avuto uno. All’inizio non ci capivo niente, poi piano piano mi ci sono abituato… e adesso qualche cosa la so fare. Sono andato a cercare un poco di siti gay, ma sono cose che non vanno bene per me. Per carità, vedere un bel ragazzo fa pure piacere ma io andavo cercando di capire come vivono i gay dell’età mia, ma non ci stava niente di quello che andavo cercando io. Poi sono capitato sul vostro blog e ho trovato pure qualche cosa sui gay anziani, non è proprio tanto ma c’è. Quelle cose me le sono lette e sono pure un poco malinconiche, però che dobbiamo fare? E poi io amici gay non ne ho, proprio con conoscevo nessuno, mi bastava Marco.
2.
Qualche volta andavamo al cinema, uscivamo tutte le domeniche e stavamo a chiacchierare tutte le sere ma prima di arrivare a capirci ci abbiamo messo più di un anno… allora era difficile, molto difficile e la storia l’ha cominciata lui… lui si credeva che era uno fine e se n’è uscito proprio secco secco… “ma tu per quelle cose là come fai?” Io non avevo capito niente, avevo pensato per fare i bisogni, e gli ho detto che andavo alla latrina… che quando ci sta la necessità uno non è che si può trattenere… e lui poi m’ha detto: “Ma quando lo fai a che cosa pensi?” … E a che cosa dovevo pensare? Non lo so io, ma tu quando vai al gabinetto a che cosa pensi? … e allora lui mi dice che lui quando lo faceva pensava a un bel ragazzo… e io dicevo: “Ma questo che dice? Fosse un poco fuori di cervello…”, poi m’ha detto: “Ma non è che tu quando fai certe cose pensi alle ragazze?” E allora a me mi s’è accesa la lampadina… allora ho capito! … L’ho guardato fisso fisso e gli ho detto: “Non ho capito bene, scusa, puoi ripetere?” E lui ha detto: “Niente, niente, è cosa da niente…” e allora gli ho preso la mano e gliel’ho stretta e gli ho detto: “Peppì… e a quale ragazzo pensi quando fai quelle cose?” E lui m’ha detto: “Quello sei tu… però…” e stava cominciando col però… che quello è l’uomo del però. Io gli ho detto: “E lo sai a chi penso io quando faccio quelle cose?”. Lui m’ha detto “A me…” e qua ho fatto proprio una cosa da delinquente… gli ho detto: “No!”… Madonna mia come c’è rimasto male… però poi ho aggiunto subito: “Però da oggi comincio a pensare a te… se a te sta bene!”, lui m’ha detto: “Veramente?” e io gli ho stretto la mano forte forte… ecco così è successo.
3.
Quanta gioventù c’è in città la mattina, ci sono le scuole, le università, gli uffici. Il mondo è pieno di ragazzi. Sono belli, indubbiamente, sono una speranza per il domani, ma noi siamo vecchi, noi siamo i gay che vanno verso il tramonto, quelli che devono accettare che per loro non è più tempo di combattere e che la loro giornata volge al tramonto. Non è un problema di gay o di etero, per noi ormai il problema è quello del rapporto tra vecchi e giovani, il problema è essere accettati, non come gay, ma come vecchi, essere accettati dai giovani, dai ragazzi, essere accettati per sentirsi utili, per sentirsi vivi ancora per un po’. Ma non è facile essere accettati… perché si parla un linguaggio vecchio, perché si ricordano cose vecchie che hanno un senso solo per chi le ha vissute. Ricordi di vita, o di non vita, o di ombre di vita cui si è dato lo spessore del reale a forza di ripeterli… quando ci si racconta ci si riscopre e ci si reinventa, ma il passato è un tempo triste. Come diceva Pasolini: Solo vivere, solo amare conta, non avere amato, non aver vissuto. In questo è implicita la condizione dei vecchi e in particolare dei vecchi gay esclusi dal presente. I fortunati sono pochi, e per fortunati intendo quelli che non restano completamente soli, gli altri devono abituarsi a convivere con la solitudine. […] La maggior parte non ha nulla da ricordare, fantasie, certo… sogni totalmente unilaterali, ma di contatto umano vero… ben poco, gli affetti… se possono chiamarsi affetti sono così sublimati che diventano evanescenti. La vita al tramonto è un adattarsi non c’è più niente da costruire. Mi colpì molto una storia di un gay anziano, mio amico, si chiama Guido e ha 78 anni… la sua storia è nello stesso tempo bella e terribile. Io la riferisco nello stesso secchissimo modo in cui Guido me l’ha raccontata in poche parole. Guido è vissuto sempre solo, a 64 anni è andato in pensione, ed ha continuato a vivere solo, non ha parenti stretti, in pratica non ha nessuno, solo un vecchio cane che gli tiene compagnia. Un giorno Guido è andato a fare la spesa al supermercato, è scivolato e si è rotto il femore, a 75 anni è stato costretto a rimanere solo in casa. Si è rivolto ad una associazione di volontariato e gli hanno mandato un ragazzo per assisterlo. Il ragazzo aveva 31 anni. In breve… Guido si è innamorato di questo ragazzo e il ragazzo l’ha capito ed ha continuato ad andare a casa di Guido, tra loro si è creata un’amicizia vera. Quel ragazzo non era gay. Guido dopo qualche mese ha ricominciato a camminare, prima male, ma poi sempre meglio, finché non è stato di nuovo autonomo e il ragazzo ha continuato ad andarlo a trovare anche dopo. Guido era felice, per la prima volta nella sua vita si sentiva amato, ma la cosa purtroppo non è finita bene perché dopo qualche mese il ragazzo è morto in un incidente automobilistico. Tutta la storia è durata 24 mesi. Adesso Guido è di nuovo solo a 78 anni. La storia d’amore che ha vissuto tra i 74 e i 76 anni, paradossalmente, ha rafforzato la sua voglia di vivere. Parla di quel ragazzo come del figlio che avrebbe voluto avere, ne parla in modo sereno, ma la presenza di quel ragazzo e la sua morte improvvisa hanno lasciato in Guido una traccia indelebile.