Leo

Leo si strinse a me: non parlava e pareva che tremasse, eppure non si moveva.

«Sai», mi disse, «devo confessarti una cosa…»

E la scelta dei termini lasciava intendere che si trattava d’una sua colpa. Invece proseguì:

«Da bambino ero violentato».

E così, mentr’eravamo abbracciati, mi raccontò la sua storia: orfano di padre a cinque anni, la madre dopo un po’ si risposa.
Lui, finalmente, la vede sorridere di nuovo; sembra che del passato ora possa restare soltanto un’immensa cicatrice sulle carni strinate, ma è pur lecito – talvolta – nuovamente gioire.

Invece no. C’è un solo papà, sopravanzano unicamente gli orchi.
E così il mal uomo instaura un nuovo rito ferale, e lui, cucciolo, si sente responsabile della felicità della mamma: se racconta il suo segreto, i due si lasceranno ed ella piangerà di nuovo.

«Devo riferire questa storia ad ogni persona importante che incontro, altrimenti non sarei me stesso», aggiunge un poco timido.
Io me lo traggo addosso, mi provo a consolarlo più che posso: ha gli occhi scuri e ricolmi di cenere.

Ci vediamo tre volte, lui prende a chiamarmi ogni giorno e mi invita ad uscire con gli amici.
Cerco allora di frenare il suo impeto, voglio essere limpido: se c’è qualcosa di buono verrà fuori col tempo.
Lui sceglie di tornare nel nulla.



Questo è un post di admin scritto in data 24 Novembre 2011 alle ore 13:33 e appartiene alla categoria Esperienze. Puoi seguire i commenti a quest'articolo attraverso un feed apposito. Sei invitato a lasciare un commento. Non è consentito il ping.

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