Lucio
Così apro Facebook e scopro una bruttissima notizia che riguarda Lucio. Quasi mi vengono i brividi e allora mi soffermo a ricordare.
Ci conoscemmo tanti anni fa, in un tempo in cui mi era davvero facile immaginare favole a lieto fine.
Passai con lui diverse nottate meravigliose, senza che mai accadesse nulla di fisico. Semplicemente era una persona di grande intelligenza e smisurato carisma, e si finiva a discorrere per ore intere di qualsiasi cosa.
Rammento che, quando ci incontrammo, lui decise di provarci con me in modo abbastanza originale, come del resto gli si confaceva: mi offrì un croissant e chiese di mangiarlo assieme, davvero assieme. Nel senso che entrambi lo avremmo preso a morsi finché le nostre bocche non si sarebbero toccate. E, nelle sue intenzioni, ciò avrebbe riscaldato l’atmosfera.
Peccato che io non avevo mai baciato nessuno ed ero timido e vergognoso, quindi alla fine mi ritrassi.
Lui dovette interpretare il mio comportamento come un rifiuto.
Andammo a ballare più volte: sono state le serate in discoteca più divertenti della mia vita.
Lucio, per principio, non toccava un goccio d’alcol, ma non smetteva un secondo di dimenarsi. Non solo: nel frattempo continuava a discorrere degli argomenti più seri e sofisticati, senza mai perdere un colpo, sicurissimo di sé e delle sue teorie. E sempre contemporaneamente socializzava con trans, cubisti, modelli, prostitute e comuni sfrante.
L’alba lo sorprendeva più rinvigorito che mai, pronto per un after-hours.
E poi alcune volte con noi c’erano alcuni amici americani, così davvero mi sentivo in vacanza negli States. Sapete quanto adori l’inglese, no? Ed il suo era fantastico, tra l’altro.
E nemmeno dimentico quando mi invitò ad una serata particolare, molto costosa. Io non potevo permettermela: lui mi fece accettare con un trabocchetto e, zitto zitto, me la regalò.
Su di me aveva un ascendente particolare: ero sul punto di perdere totalmente la testa e immolarmi su di una rupe purché divenisse il mio ragazzo. Lo capì e asseverò con fermezza: smettila, non saremmo compatibili.
Meno male, perché aveva ragione.
Però ciò non toglie che me n’è rimasto un ricordo stupendo: oggi davvero gli auguro il meglio, anche se la distanza ci separa e, praticamente, non ci sentiamo mai.