M.

M. aveva diciott’anni quando l’ho beccato in chat un sabato pomeriggio.

Sembrava un ragazzino dai modi tranquilli e morigerati: mi ero deciso ad incontrarlo, senz’alcuna pretesa.

All’improvviso mi fa: no, se non me lo fai vedere, niente. E poi gìrati: fai così, fai cosà.

Quale subitanea metamorfosi!

Comunque, era troppo caruccio perché lo scontentassi.

Ci incontrammo: non era oggettivamente bellissimo ma, secondo i miei gusti, estremamente sexy e fascinoso. Soprattutto mi arrapava infinitamente che unisse ad una candida acerbità una lussuria da peripatetica esperta.

Discutemmo educatamente ed in modo composto di molti argomenti cólti, davvero cólti.

Poi, appena fermi, mi spiazzò:  in un secondo si abbassò immediatamente pantaloni e slip e rivolse un deciso gesto di invito verso di me.

Mi sporsi, abbastanza timidamente: lui, invece, con violenza mi spinse, assestò un colpettino sulla mia nuca e poi trattenne il mio capo in suo potere.

Non era previsto: non sono un tipo a cui piace fare certe cose immediatamente e senza scambi di tenerezza. E, soprattutto, preferisco decisamente conoscere prima, e in ogni caso stornare più che si può eventuali rischi per la salute, anche i più piccoli.

Ma, in quel caso, accadde tutto improvvisamente: come facevo a tener serrata la bocca?

Giovanissimo e apparentemente indifeso, assunse completamente il controllo di me e non accennava a lasciarmi andare. Persi istantaneamente ogni velleità di oppormi, ma riuscii ad evitare il rischio più grosso.

Placati che si furono gli spiriti, ridivenne subito dolcissimo.

Dopo quella serata, continuammo a sentirci attraverso Internet; aveva molti corteggiatori, però mi diceva d’aver capito che mi stavo affezionando davvero a lui e non ero falso come tutti.

E lo stesso anche da parte sua. Così, cercai di aiutarlo quando potevo nelle sue attività di scuola e conversando di argomenti vari e disparati sui quali voleva confrontarsi.

Sono convinto che lui abbia un’intelligenza particolare: appena maggiorenne e già appassionato di letteratura, lingue morte, pittura, retorica, cultura in generale.

«Credo molto in te dal punto di vista intellettuale», un giorno gli faccio.

«Grazie: più di me», mi risponde.

Ci rivediamo altre due volte, in cui vi sono alcuni poco innocenti déja vu.

In una di queste mi regala un libro, in segno d’affetto. Non ci perdiamo mai di vista telematicamente.

E a volte mi dice che ha pensato a me e poi mi invita ad uscire con i suoi amici.

Declino ma sono contento.



Questo è un post di admin scritto in data 11 Luglio 2011 alle ore 14:20 e appartiene alla categoria Esperienze. Puoi seguire i commenti a quest'articolo attraverso un feed apposito. Sei invitato a lasciare un commento. Non è consentito il ping.

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