Osservando gli accadimenti
La razionalità instilla molti dubbi nell’animo dell’uomo: si guarda al passato, si considera il modo in cui siamo fatti, si intuisce quanto certe cose debbano essere ingarbugliate, infine ci si ricorda che ogni cosa ha un effetto: allora quasi non diventa necessario sapere altro per dar luogo al pessimismo.
Il pensiero dominante diventa quindi che siamo esseri imperfetti e spesso egoisti: da esso ogni altra considerazione logica scaturisce. Vale anche per chi, come me, abbia la coscienza estremamente pulita.
Anche perché questa vita in sé stessa dipende dalla fiducia, la quale sembra difficile da accordare quando si richiama alla mente che son tanti quelli propensi ad approfittare di chi si trova in una posizione svantaggiata ed a fare branco.
Poi esiste anche, certo, quel bel cantuccio dentro ciascuno di noi (ma può darsi anche nel mondo) dove alberga ciò ch’è bello ed altruista ed esiste la riconoscenza, il sacrificio, il timido perseguire un’ideale sotto la sferza delle piccinerie e degl’interessi.
In questo tiro alla fune molto dipende da cosa alla fine prevalga. Ma comunque la versione estremizzata, in un senso o nell’altro, di un individuo non è mai la migliore, un po’ come quando in un congegno si sostituiscano troppi ingranaggi.
Perché sì: ci son cose di fronte alle quali — io credo — ci si dovrebbe fermare.
Dovunque però conduca la strada, sia che porti a bei sentieri baciati dalla verzura lussureggiante, sia che ci guidi verso un abisso divoratore implacabile, pare opportuno essere riconoscenti ogni qual volta ve ne sia motivo.
E forse credere che ci son cose più importanti di sé stessi: quale storia l’umanità infine scriverà su sé medesima è magari una tra loro.