Questione di fede
È difficile descrivere il mio rapporto con la fede in poche parole.
Io non ho la certezza dell’esistenza di un’entità trascendente, tuttavia credo che non si possa escludere.
Secondo me, potrebbe chiamarsi Gesù, Budda, Visnù, ma anche Pasquale Esposito: a mio modo di vedere, non è importante.
Quale che poi sia stata la sua vita, è argomento parecchio avvincente, ma non penso vi siano notizie sicure: se me la racconterà Lui, con onore ne prenderò atto.
In merito al suo volere, mi pare sia altrettanto difficile stabilirlo da quaggiù e ancor più trovarlo scritto in un libro sacro: credo però sia probabile si manifesti attraverso quella che chiamano voce della coscienza.
Un mio amico testimone di Geova mi faceva notare che essa dice ad ognuno qualcosa di diverso. A questo io rispondo: forse perché dobbiamo fare percorsi differenti in questa vita.
Mia madre mi ripeteva sempre che la fede è un dono. Mi guardava ed aggiungeva: come gli occhi azzurri.
Non si può incolpare chi non l’ha, non è colpa sua.
Mi spiegava anche che secondo lei non è necessario averla per essere ben visti dal Creatore: basta sforzarsi di comportarsi nel miglior modo di cui si è capaci.
Tra i talenti che ho ricevuto alla nascita, io non posso citare una incrollabile certezza in una realtà divina. Ma di certo ho avuto in regalo il conforto della preghiera.
Con questo intendo che da essa, spesso, ricavo serenità.
Perché questo avvenga non so dirlo, soprattutto considerando che, ripeto, non ho certezze. Può essere solo suggestione? Potrebbe, ma se un qualcosa mi fa stare bene e non presenta controindicazioni, perché non farlo?
In ogni caso, secondo me è importante il rispetto trasversale di ogni convincimento, anche quello totalmente ateo.
Molto belle le parole di tua madre. E anche le tue, probabilmente hai preso da lei il dono di saperle usare :)
* Arrossisce *