Un pensiero
In questi mesi qualche volta ho pensato: «sono stato ingannato».
In effetti, anche se generalmente mi sento abbastanza sereno, talvolta mi càpitano dei momenti di tristezza o scoramento.
In uno di questi riflettevo su come, quando ho iniziato ad accettare la mia omosessualità, avevo un’idea molto diversa di ciò che la vita m’avrebbe riservato. Certo, è vero: sono appena alla soglia dei trent’anni, quindi in teoria dovrei avere ancora molte occasioni per scrivere le pagine del destino.
Però, nello stesso modo, non mi aspettavo che gli ultimi tempi trascorressero così.
Vedete, quando avevo vent’anni ed entravo in chat gaia, osservavo i trentenni interagire tra loro e mi sembravano in massima parte vuoti, superficiali e tristi.
Be’, no: oggi non penso di essere diventato proprio così. Però anche è vero che un po’ mi sono avvicinato a questo modo d’essere: ho imparato a vivere molte vicende con estrema leggerezza, ad evitare di proiettarmi nel futuro, a ridurre insomma a pressoché zero le mie aspettative.
Talvolta un pochino fa male. Ma passa presto, alla fine: in questo momento, ad esempio, mi è sufficiente pensare a tre cose per sentirmi meglio.
La prima riguarda un vecchio amico di chat che poco tempo fa ha perso la madre ed ora anche il padre. Dunque gioisco di non essere per il momento totalmente solo.
La seconda è la gratitudine per ciò che di bello ho vissuto fin ora. Anche se il futuro sarà lugubre (ma penso e spero di sbagliare almeno un po’) sono contento di tante cose che il passato mi ha riservato. Ho avuto un ragazzo tutto per me, ad esempio: pur se ora sono solo, non me la sento per niente di sminuire la bellezza di ciò ch’è accaduto.
Mai potrò dire di essere stato totalmente sfortunato in amore, e non sembra faccenda di poco momento; ne ho conosciute di persone a cui questo lusso non è realmente appartenuto.
La terza è il pensare che, dopotutto, sono poche le cose che ora possono davvero nuocermi, visto che ho imparato a bastarmi. E vi sono riuscito molto meglio di tanti altri: forse ho una certa vocazione per l’eremitaggio, ma, alla fin fine, sembra quasi un colpo di fortuna.