Deliri linguistici

Il guaio di avere una passione per tutto ciò che è grammatica, linguistica e affini è che non puoi manco scrivere la più banale delle cose che il tuo cervello inizia a correggerti e suggerirti migliorie.
Per esempio: fare gli auguri.

Tanti auguri è una frase comune, trita, scontata. Molti auguri invece sa di burocratico. Tantissimi auguri  diventa iperbolico e quindi rischia di essere tacciato come insincero.
Auguri, sic et simpliciter, va già meglio – ma è impersonale. Si potrebbe dire Auguri e poi il nome.
Ma il nome avrebbe funzione vocativa, quindi ci va la virgola prima: Auguri, Carlo.
Qui il punto fermo ci sta proprio bene. Però, con la pletora di esclamativi che la gente ci infila, a mo’ di coda, non sarà letto come un qualcosa di piatto e poco enfatico?
Ma Auguri, Carlo! mi sembra bruttino.
Questo perché le frasi esclamative hanno una intonazione discendente, i vocativi invece richiedono una intonazione ascendente sul nome che invocano.
Se io metto un vocativo al termine di una frase esclamativa quale sarà mai l’intonazione giusta?

Carlo, auguri!  non sarebbe malaccio, però così l’attenzione si concentrerebbe più sul nome che sugli auguri. E non va bene.
Allora scriviamo: Auguri, Carlo :)
Ecco, l’emoticon ci ha salvato la pelle.

Ora di corsa a prendere il farmaco per ripristinare un minimo di salute mentale.



Questo è un post di admin scritto in data 2 Agosto 2011 alle ore 14:39 e appartiene alla categoria Personale. Puoi seguire i commenti a quest'articolo attraverso un feed apposito. Sei invitato a lasciare un commento. Non è consentito il ping.

2 commenti

  1. Matt ha detto:

    Sto proseguendo a ritroso nel tuo blog, e devo dire che per leggere questo post ne è valsa assolutamente la pena!!
    Aaaah le emoticon! Salvano decisamente la vita :D

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